Assistiamo in questi giorni all’ennesima brutta replica di uno spettacolo in scena ormai da anni. Un Parlamento vituperato, declassato ad arena di scontri, litigi e insulti di ogni genere. Scene che neanche allo stadio durante un derby.
Un triste teatrino che assume contorni ancora più grotteschi e drammatici perché avviene durante la discussione per sostituire quella voluta dai Padri della Repubblica con una nuova Costituzione. Ricorderemo la nascita di questa Carta per i milioni di emendamenti presentati da Calderoli, per le monetine lanciate dai 5 Stelle, per gli insulti sessisti rivolti dal senatore Barani ad una senatrice pentastellata.
È difficile sfuggire ad un senso di prostrazione e di inadeguatezza confrontando le parole e i gesti di questi mestieranti con i discorsi che nel 1948 animarono il dibattito politico e istituzionale per costruire le Leggi della nascente Repubblica. Il ricordo di Saragat del deputato operaio Filippo Amedeo per ‘la sua squisita sensibilità morale, il vivo senso politico e la devozione totale alla causa a cui si era dedicato’ o il pianto disperato dell’onorevole Concetto Marchesi che si rifiutò di votare l’articolo 7 sul Concordato. Fino alla profetica espressione, di stringente attualità, esclamata dall’onorevole Conti nel dibattito infuocato tra regionalisti e antiregionalisti: “Gli italiani vi faranno rimprovero di aver tradito il mandato”.
E le parole di Dante Alighieri tornano attuali: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!”