Ignazio Marino, come sindaco di Roma, verrà ricordato più per la figuraccia col Papa o per i pranzi con la famiglia a scrocco dei cittadini che per i risultati della sua amministrazione. Però l’epilogo della sua vicenda mi è servito ad avere l’ulteriore conferma sulla “pericolosità” di Matteo Renzi.
Dopo averlo baciato e abbracciato per anni, Renzi, appena le cose si sono messe male per il suo amico prima si è defilato – del tipo: Marino chi? – e poi lo ha fatto cacciare con modi bulgari: dimissioni di massa dei consiglieri pur di impedire il dibattito pubblico in Campidoglio che voleva Marino prima di terminare la sua mediocre esperienza. Sembra una questione di forma e invece non lo è.
Il cosiddetto rottamatore della vecchia politica, il presunto campione del nuovo si è comportato, per l’ennesima volta, esattamente come avrebbe fatto un cacicco. Siccome c’era iI rischio che potessero venir fuori responsabilità politiche nella gestione di Roma o magari poteva essere tirato in ballo, ha fatto calare il silenzio. E purtroppo i consiglieri del Pd, da soldatini minacciati (se non fate così non vi candidiamo più) hanno risposto: “signorsì”.
Insomma, per Renzi la democrazia è un fastidio. Se qualcuno non la pensa come lui, oppure non gli è più utile, via a casa e in silenzio. Le Istituzioni come una caserma, di quelle di certi film però… Temo per lui, però, che inizia a non bastare. Le persone magari sono distratte e pensano soprattutto ai loro problemi, ma per quanto il sergente Renzi potrà ancora andare avanti a colpi di promesse e di minacce? L’Italia ha bisogno di ripartire per davvero.